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AD - Il tuo giardino, dove fioriscono le emozioni

La Primavera, stagione del risveglio, è il periodo migliore per valorizzare l’area verde della nostra casa. Ma per realizzare una «stanza esterna» capace di sedurre tutto l’anno è necessario affidarsi alla competenza e all’approccio di un garden designer come Kristian Buziol, che spiega come realizzare un luogo ideale a casa propria, nel rispetto della Natura.

Un buon giardino è in grado di trasmettere un senso di pace interiore, perché simboleggia l’armonia universale. Ma per Kristian Buziol, garden designer che lavora tra Asolo e Pantelleria, fra i più rinomati e con oltre mille progetti realizzati in Italia, un buon giardino deve avere anche il magico potere della seduzione, ovvero una complessità di elementi che conducono a ritrovare il fascino e lo stupore per il nostro ruolo all’interno della Natura: «È questa la sensazione che voglio portare nei miei giardini – ha spiegato in questa intervista – ma soprattutto è l’esperienza che pretendo percepiscano le persone entrando nel loro giardino. Sedotti e affascinati». Rivolgendo lo sguardo alla natura che ci circonda, aprile è certamente il mese della seduzione: la primavera è infatti il momento del risveglio, delle gemme e dei fiori che cominciano a sbocciare, ma anche dei canti degli uccelli che riempiono l’aria. È il periodo ideale per prepararsi alle fioriture che tra breve riempiranno l’estate di incantevole bellezza e trasferire questa magnificenza in quella che lo stesso Buziol definisce «la stanza esterna»: il giardino o il terrazzo della nostra casa, finalmente concepito per vivere tutto l’anno anche la dimensione outdoor, creando un’oasi di pace e armonia.

Aprile è un mese particolarmente adatto per varare un simile progetto, tuttavia anche nell’architettura del paesaggio il buon design tiene conto di tutti gli elementi – in questo caso, di tutte le stagioni – e pertanto è fondamentale una scelta botanica corretta e altamente qualificata che sappia valorizzare il nostro giardino in ogni mese dell’anno, rispettando la natura del luogo in cui nasce. Proprio per questo motivo, per Buziol i giardini sono come tele bianche, dove dipingere tessiture e tonalità armoniose con tratti eleganti e leggeri, puntando a un risultato che non lascia nulla al caso: «Il mio obiettivo – spiega – è progettare giardini senza tempo che assecondino il genius loci della natura in cui nascono». Perché nulla è più figlio dell’arte di un giardino, come scrisse il poeta Walter Scott. L’intervista.

Kristian, che cosa rappresenta per lei la Natura?
«La Natura è una maestra di vita che ogni giorno va osservata attentamente per ricavare insegnamenti preziosi. La Natura utilizza ogni sua fibra per adattarsi all’ambiente e sopravvivere. Vive seguendo un ciclo immutabile. Non concepisce lo spreco e utilizza al meglio la propria energia. Rende le nostre vite degne di essere vissute con doni di ogni genere e ispira ogni mio comportamento».

Che cosa significa progettare un buon giardino?
«Ogni volta che sono alle prese con un nuovo giardino, il vero progetto, in realtà, nasce ancora prima di essere trasferito su carta. Parte da un’immagine, quella prima fotografia che la mia mente scatta trovandosi a osservare il contesto circostante in cui il giardino dovrà crescere. L’idea prende forma da un concetto di estensione e integrazione attraverso una scelta botanica adeguata, fatta di presenze essenziali e mai invadenti. Il mio scopo è creare un luogo armonico perfettamente integrato con l’ambiente circostante e con le persone che lo vivranno, tenendo in considerazione i volumi, le tessiture fogliari, i profumi e i colori. Deve essere un giardino in cui, nell’avvicendarsi di tutte le stagioni, chi lo vive possa sentirsi avvolto dall’intimità della natura tutto l’anno».

Come si svolge la sua consulenza?
«Progettare un buon giardino significa far star bene i clienti, ovvero rendere concreti l’incomparabile gioia e relax di un’area verde che spesso viene vissuta in maniera ridotta. Il mio lavoro è arredare la vostra stanza esterna, affinché il giardino possa davvero essere vissuto sempre, e non solo durante i mesi più favorevoli alla vita all’aperto. Per questo motivo, quando incontro un potenziale cliente comincio con l’ascoltare i suoi desideri. Alcuni vogliono un giardino per praticare orticoltura, altri un tappeto erboso come un campo da golf, altri ancora un’atmosfera jungle da foresta pluviale o un dry garden. Sulla base di queste indicazioni progetto un giardino che possa integrarsi con l’obiettivo desiderato dal committente, la casa e l’ambiente circostante. Adattando al clima locale le piante corrette posso ottenere il risultato voluto senza commettere forzature. Mi rifiuto, invece, di assecondare richieste che stravolgono la Natura, come ricreare un giardino mediterraneo di ulivi secolari nelle case di montagna. L’idea di base è portare sempre rispetto per l’ambiente circostante».

Nei suoi progetti il giardino è bello tutto l’anno: come ottiene questo risultato?
«Effettuando ragionamenti climatici. Nel sud Italia, per esempio, con il Clima mediterraneo il giardino va in riposo vegetativo durante il caldo secco dell’estate. Nel nord Italia accade l’inverso. In primavera ed estate la Natura ti mette tutto a disposizione, mentre in autunno e in inverno devo prevedere cambiamenti, viraggi di colore e fioriture autunnali. Perché la «stanza esterna» sia sfruttabile tutto l’anno è dunque necessario riavvicinarsi ai cicli della natura e riscoprire le stagioni. D’inverno, per esempio, il momento in cui il giardino è più spoglio, può essere controbilanciato con piante legnose e arboree, cortecce, fiori invernali e bacche. È come lavorare su un palcoscenico, armonizzandolo con adeguate quantità di materiale sempreverde piantato nelle giuste proporzioni con le caducifoglie».

La primavera che cosa le suggerisce?
«Il risveglio. Nei miei progetti guardo sempre alle suggestioni de Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi. I tre movimenti di cui è composta la Primavera, per esempio, descrivono tre momenti della stagione: il canto degli uccelli, il riposo del pastore con il suo cane e la danza finale. È come un linguaggio astratto, un sottofondo immateriale che cerco di trasferire nella realtà del giardino. Amo le fioriture bianche, le piante perenni, le tessiture grigie che accendono il verde con giochi di luce».

Il percorso olfattivo di un giardino è importante? Come si costruisce?
«Amo i profumi, un giardino deve avere un suo profumo riconoscibile, unico e personale. Bisogna attraversarlo e riconoscerlo, a occhi chiusi, solo dal profumo. In tutti i miei progetti cerco sempre di lasciare un’impronta olfattiva peculiare. Negli ultimi decenni sono state prodotte nuove piante che hanno abbattuto i livelli di profumazione a scapito dell’aspetto estetico, ma io scelgo sempre il profumo, perché chi vive o visita un giardino da me progettato deve avere una risposta sensoriale completa. L’olfatto, in particolare, stimola la memoria. I ricordi olfattivi sono i più potenti di tutti. A questo proposito spesso utilizzo varie piante come Cercidiphyllum Japonicum, che quando virano dal verde al giallo dorato e poi all’arancione emanano un profumo di caramello e zucchero filato. Il salto temporale del profumo è stratosferico. Le persone tornano all’infanzia. E quando lo annusano in un’altra occasione, si ricorderanno del vostro giardino».

Il fine di una buona progettazione è creare un buon giardino o emozionare chi lo vive?
«Entrambi gli aspetti devono essere perfettamente bilanciati. Nella mia progettazione mi piace pensare che le persone non si stancheranno mai del proprio giardino e lavoro proprio per ottenere questo obiettivo. La chiave di questo approccio è legato al fatto che, a differenza dell’architettura, i garden designer come me disegnano in quattro dimensioni: oltre alle tre convenzionali c’è anche il tempo. Il giardino è un luogo in continuo mutamento. Per questo, amo rivederli dopo anni, per trovarli maturi ed equilibrati, eleganti e sobri, adulti e fieri. Ma ciò che faccio ogni giorno non ha nessun valore se non incontro persone coscienti del reale scopo di un giardino, del valore di un albero oppure di una rosa, e della necessità che sopravvivano a noi. Con il mio lavoro cerco di trasmettere questa consapevolezza e trasformarla in un’emozione da sentire ogni giorno. Mi riferisco a quello stupore che ci fa sentire di avere un ruolo nella natura. Io voglio stupirmi ancora, imparando dalla Natura. E quando mi stupisco sono felice».